Il problema maggiore di uno scrittore indipendente, oggi, è uno: riuscire a farsi notare. È difficile riuscire a catturare l’attenzione dei lettori e, soprattutto, credibilità ai loro occhi. Quello che una volta sembrava un settore elitario adesso è diventato un mercato più saturo di un palloncino pieno d’aria. È pieno di scrittori indipendenti che farebbero carte false per scalare le classifiche di vendita: per cui, a chiunque presenti il tuo romanzo, l’impressione che hai è quella di star a lì a rompere le palle. Alla fine ti deprimi e ti passa la voglia. È successo a Stephen King, è successo a me, è successo a tutti e succederà a tutti.
Per evitare la fastidiosa frustrazione che ne consegue, prima di metterci davanti al foglio bianco è importante fare una piccola riflessione, senza cui potrebbe essere davvero inutile mettersi a scrivere – con l’intento di essere letti da qualcuno, ovviamente. Perché, lo ripeto, il mercato è saturo e i lettori non sanno che farsene di altri libri e di altri scrittori.
Quindi, perché un lettore dovrebbe leggere il libro di un perfetto sconosciuto, per di più autopubblicato? Perché dovrebbe farlo se, intorno, è una Babele di libri, eBook e scrittori? E, sia chiaro, in questa Babele ce ne stanno a milioni di scrittori e di libri migliori – l’uno, se possibile, più sconosciuto dell’altro.
(Piccola parentesi sul self-publishing: è una pratica paragonabile ai musicisti/cantanti che autoproducono i propri cd o ai registi che autoproducono i propri film. L’importante è la qualità e la serietà con cui viene fatto. L’autopubblicazione non dev’essere vista come un modo per aggirare gli editori, come un escamotage per scrittori incompetenti che non riescono a farsi pubblicare. No. L’autopubblicazione è una scelta indipendente. Poi, sì, ci sono anche quelli che lo fanno perché non sono bravi e nessuno li pubblicherebbe mai; ma le mele marce sono ovunque).
I lettori sono figure molto esigenti e facilmente annoiabili. Ci mettono un attimo a etichettarti: banale, non sa scrivere, una trama già letta, uno strazio, niente di nuovo, l’ennesimo scrittore senza talento, eccone un altro che si crede Tolkien e compagnia bella. Spesso partono già con un pregiudizio, ma insomma come biasimarli: con tutta la scelta che c’è bisogna per forza fare una brutale preselezione. Poco importa se nel calderone dei cestinati ci finisce pure qualcosa di veramente valido: i lettori e gli editori sono figure molto esigenti e facilmente annoiabili. Se un libro non crea un effetto WOW già al primo sguardo, allora non ha più speranze. E, purtroppo, l’effetto WOW non lo fa né la trama, né la capacità di scrittura: quelle arrivano dopo.
L’effetto WOW lo fa la creatività: l’impaginazione, la copertina, il design del libro. Puoi aver scritto il miglior romanzo della storia, ma se è esteticamente brutto, non lo comprerà nessuno. A meno che tu non sia già famoso. O a meno che tu non abbia una tua community ben consolidata.
«L’editoria indipendente è una delle forme d’espressione moderne più importanti, così come in Giappone all’era degli Ukiyo-e nacquero i movimenti di Sosaku-hanga (ovvero dove gli autori erano gli unici creatori di un’opera e la stampavano da sé senza affidarsi al lavoro di altri artigiani, editori o stampatori), l’editoria indipendente rappresenta un modo in cui un autore può esprimersi senza per forza avere dei vincoli da parte di una casa editrice. Può, quindi, parlare a un pubblico differente, non per forza limitato dal genere, e può anche esprimere la propria creatività attraverso altre arti (io ad esempio compongo colonne sonore e illustrazioni per far immedesimare di più il lettore nella storia), può creare delle letture interattive, può dare spazio alla fantasia.»
– Valerio Giovine, compositore, scrittore e illustratore.
A scanso di equivoci, sì, sto dicendo proprio quello che sembra: prima del contenuto viene la forma, l’abito fa il monaco, l’estetica conta più della bravura. Almeno all’inizio. Almeno che tu non sia famoso.
Quello che mi sento di consigliare a chiunque aspiri a diventare uno scrittore indipendente è di iniziare a sfruttare i social per crearsi una sua community: iniziare a far vedere alcuni lavori, farsi conoscere, far conoscere la propria scrittura. Poi iniziare a pubblicare qualche lavoro minore, magari come omaggio ai fan, per fidelizzarli e, solo dopo che iniziano ad arrivare un numero di riscontri adeguato alle proprie aspettative, far uscire il proprio romanzo nel cassetto. Ma, prima di ogni altra cosa, mi raccomando: innovazione, creatività e bellezza. In caso di dubbi, prendete esempio da Valerio Giovine.