Visionari e sognatori diurni

Da adolescente avevo la fissa per Edgar Allan Poe. È una fase di passaggio, come l’acne – alla fine va via, ma può lasciarti qualche piccolo ricordo sulla faccia. E così è successo a me con il buon vecchio Poe. Alla fine, crescendo, ho ridimensionato il mito, l’ho portato sulla terra e ne ho riconsiderato lo spessore che gli attribuivo – complici gli studi e l’allungamento del corpo.

Ciononostante, sono rimasto molto affezionato alla sua figura, al suo nome e alle suggestioni che mi ha lasciato dentro da ragazzo. C’è un passaggio, in particolare, tratto dal racconto Eleonora, che mi ha sempre affascinato e che, tutt’ora, di tanto in tanto mi torna alla mente. Ed è questo:

 Gli uomini mi hanno definito pazzo, ma non è ancora chiaro se la pazzia sia, o no, il più alto grado dell’intelletto, e se la maggior parte di ciò che dà gloria, se tutto ciò che è profondo, non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione dello spirito, a spese dell’intelletto in generale. Chi sogna di giorno conosce molte cose che sfuggono a chi sogna solo di notte.

Ridimensionando e attualizzando, si parla di folli, di visionari. Di gente che può cambiare il mondo con il solo potere dell’immaginazione. Di gente come van Gogh, Baudellaire, Dino Campana, Francis Bacon, lo stesso Edgar Allan Poe, John Nash, Virginia Woolf, Soutine, Camille Claudel, fino a Walt Disney, Charlie Chaplin, Alda Merini, Steve Jobs, Mark Zuckerberg…

Gente che non si è limitata a sognare solo di notte e ha difeso con i denti le proprie visioni illuminate.

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