C’è una favola antica, attribuita a Esopo, che parla di una volpe affamata che voleva afferrare dei grappoli d’uva appesi a una vite; ma poiché questi erano troppo in alto, la volpe non riusce a prenderli e se ne va con la coda tra le gambe, mormorando: «È acerba».
La favola si conclude con queste parole: «Così anche alcuni tra gli uomini, che per incapacità non riescono a superare le difficoltà, accusano le circostanze.»
Da qui nasce il detto “Fare come la volpe con l’uva”, ossia reagire a una sconfitta sostenendo di non aver mai desiderato la vittoria, o disprezzando il premio che si è mancato di ottenere.
Insieme a “Chi disprezza compra”, questo della volpe e dell’uva, è uno dei detti che, negli anni, mi sono sentito rivolgere più spesso quando ho mosso qualche critica a qualcosa o qualcuno.
Ebbene, prendete nota: è una cazzata!
Acerba o no, a me, certa uva proprio non piace – e non perché non sia alla mia portata: non mi piace e basta.
E quando dico che non mi piace, non vuol dire che in realtà mi piace, ma non lo ammetto per chissà quale motivo: non mi piace e basta.
Poi ognuno è libero di pensare quel che vuole.
That’s it.
Photo by Maja Petric on Unsplash