Come tra due fette di pane, prima di essere addentate

Il primo lavoro che ho svolto dopo la laurea non è stato nel mondo della comunicazione, né dell’insegnamento; ma nel montaggio panini in un McDonald’s della periferia industrializzata abruzzese.

All’epoca avevo più o meno venticinque anni e, lo ammetto, ero riuscito ad accaparrarmi quel posto di lavoro grazie a una raccomandazione.

Il primo giorno di lavoro, il Manager in turno – in un McDonald’s, quelli che ovunque si chiamano ‘capireparto’ o ‘capiservizio’ si chiamano ‘Manager’ – mi ha messo a spruzzare salse con un dispenser calibrato su un foglio di carta da forno, per farmi memorizzare i condimenti di ogni panino e quale pistola spara salsa usare a seconda del bisogno. Poi è stata la volta della farcitura: aggiungi la cipolla disidratata, poi i cetrioli, poi il formaggio, poi l’insalata, i pomodori, il bacon. E così, senza neanche accorgermente, durante la prima prima settimana di lavoro avevo già imparato a montare Hamburger, Cheesburger, Crispy McBacon, Big Mac e Deluxe. Il tutto come fossimo nella più classica delle catene di montaggio. Roba da non crederci.

A quel tempo non avevo un gran curriculum: oltre alla laurea, ero riuscito a pubblicare L’apnèa dei 22 – grazie alla mia professoressa di Teoria e pratica del testo letterario dell’Università – e Il verso del coniglio, con cui avevo vinto il Premio Valerio Gentile. Ma niente di più.

Così ho lavorato part-time in questo McDonald’s per quasi dieci anni.

Mentre ero lì, sono riuscito a frequentare un Executive Master in Giornalismo e ad accaparrarmi uno stage nel reparto comunicazione di una scuola di formazione. Ho conosciuto diverse persone importanti del mondo del giornalismo, ma siccome sono sempre stato una schiappa a far fruttare i contatti, ognuno di loro è stata una piccola meteora del mio universo ristretto.

Lo stage, però, è stato fondamentale, perché mi ha aperto un mondo:  io che da bambino sognavo di fare lo scrittore, poi il bibliotecario, poi il direttore di un McDonald’s, poi il professore, poi il giornalista, poi di nuovo il professore, adesso mi ritrovavo a occuparmi di qualcosa a cui non avevo mai pensato.

Questo per dire come, alle volte, le prospettive possano cambiare senza che neanche ce ne accorgiamo – e assolutamente senza alcuna previsione.

Anche se ti senti in balia delle onde più impetuose, l’importante è sempre continuare a nuotare per rimanere a galla. Prima o poi il mare tornerà calmo e allora sarà più facile scorgere la terra ferma.

Non arrenderti. Rischieresti di farlo un’ora prima del miracolo.

(Proverbio arabo)

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