Punti di riferimento, nella vita e nel lavoro

Chi mi conosce lo sa: non ho minimamente il senso dell’orientamento. Faccio anche fatica a distinguere a brucia pelo destra e sinistra. Quando entro in casa di qualcuno, o in qualunque luogo, se mi trovo ad attraversare più stanze non è così scontato che riesca a trovare, da solo, la via della porta al primo colpo.

L’unica volta in cui mi sono stupito di me stesso e del mio senso dell’orientamento è stato a Lisbona: lì riuscivo a orientarmi perfettamente – forse è per questo che mi è rimasta nel cuore.

A ogni modo, dato il mio pessimo senso dell’orientamento, per evitare figuracce troppo grandi, ho imparato l’importanza dei punti di riferimento.

I punti di riferimento sono una grande conquista dell’ingegno umano, al pari della scoperta del fuoco, della ruota e dei pasti pronti surgelati.

Quando non ti senti solo e perduto, quando non hai più certezze, sai che ci sarà sempre un appiglio a cui affidarti per non smarrire la via. Può essere l’insegna di un negozio, il nome di una vita, un cartellone pubblicitario, una panchina, una decorazione, qualsiasi cosa.

I punti di riferimento sono così importanti che sono diventati una costante della mia vita. Dire, esagerando, che vivo di punti di riferimento, non sarebbe, alla fine, così sbagliato. Questo, però, non vuol dire che mi sono circondati di modelli da seguire, né che la mia vita si svolge secondo un copione già scritto, che si ripete identico ogni giorno. No: questo non vuol dire avere dei punti di riferimento, vuol dire vivere passivamente.

Un altro aspetto di me che chi mi conosce bene sa, è che soffro il fatto di essere invisibile e facilmente dimenticabile – per provare a esorcizzare la cosa, nel 2019 ho scritto Scusa, non ti avevo visto, ma con scarso successo.

Per ridurre il rischio di diventare invisibile ed essere dimenticato, ho deciso di fare ricorso ai punti di riferimento; per far sì che le persone assimilino me stesso come qualcuno (o qualcosa) che ormai, anche se non se ne rendono conto, hanno interiorizzato: non diventare io un punto di riferimento, ma dare sempre un punto di riferimento per individuarmi.

Questo è un timore che dovrebbero avere anche aziende e liberi professionisti: essere invisibili ed essere dimenticati equivale a essere morti comunicativamente e, di conseguenza, lavorativamente. Per evitarlo, anche loro, devono mirare a dare dei punti di riferimento che aiutino le persone a non smarrirsi nel marasma dei competitori e a essere interiorizzati: per esempio, usare la stessa foto profilo su tutti i social, pubblicare contenuti online sempre negli stessi giorni, come fossero delle rubriche a cui affezionarsi, usare un coordinato grafico sempre coerente, fare in modo di diventare famigliari e aiutare le persone a sapere sempre cosa aspettarsi.

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